Le fratture del femore, un problema grave e diffuso. Le più frequenti dopo i 65 anni
Le fratture del femore prossimale rappresentano un evento molto grave e diffuso, frequenti soprattutto dopo i 65 anni e con un’incidenza maggiore tra le donne.
Secondo i dati: dei 90.000 e più casi che in Italia si verificano ogni anno, circa 20.000 hanno esito funesto entro un anno dalla frattura, e circa 40.000 non recuperano l’autonomia preesistente e fra questi circa 20.000 richiedono, successivamente, un’assistenza continua.
La frattura del femore colpisce principalmente in età avanzata correlandosi in modo evidente alle difficoltà motorie ed all’alto rischio di caduta presenti nell’anziano ed alla fragilità ossea (osteoporosi). Spesso la frattura del femore negli anziani consegue a traumi banali, durante le normali attività quotidiane, e le conseguenze possono essere devastanti se non si interviene rapidamente.
Il passaggio veloce dalla fase acuta chirurgica a quella riabilitativa migliora gli esiti clinici, come conferma Luciano Suardi, responsabile dell’Unità Operativa di Riabilitazione della Casa di Cura Villa San Giuseppe del Gruppo Santo Stefano, che proprio di recente ha promosso un convegno medico scientifico sull’argomento: “L’intervento chirurgico precoce, da praticarsi entro le 48 ore successive al trauma, l’attivazione dell’intervento riabilitativo post acuto sempre entro 48 ore dall’intervento chirurgico, ed il successivo trasferimento in una degenza riabilitativa entro una decina di giorni costituiscono le tappe fondamentali di un percorso appropriato al fine di ottenere risultati efficaci in termini di recupero dell’autonomia personale”.
Le conseguenze della frattura del femore sono oggi un gravissimo problema socio - assistenziale, molto rilevante in termini di mortalità, di disabilità e di ospedalizzazione. Il recupero funzionale, in particolare del cammino, è spesso insufficiente a consentire una soddisfacente qualità della vita ed il rientro in famiglia.
"Il percorso riabilitativo dell’anziano fratturato prevede una presa in carico globale della persona, considerando che solitamente si tratta di anziani fragili, con decadimento cognitivo, disturbi comportamentali e comorbilità importante (diabete,cardiopatie, insufficienza renale e respiratoria) - continua Suardi - richiede tempi di ricovero riabilitativo medio lunghi (30-50 giorni) e coinvolge un team multidisciplinare che comprende medici specialisti (fisiatra, neurologo, geriatra, ortopedico), psicologi, fisioterapisti e terapisti occupazionali, infermieri, operatori dell’assistenza, assistenti sociali”.
Molto importante all’interno del programma riabilitativo individuale il ruolo della neuropsicologa, per gli aspetti valutativi e riabilitativi delle problematiche cognitive ed affettivo emotive che sono alla base della frequente sindrome depressiva che può condizionare negativamente il recupero funzionale.
"Importante in questi casi è distinguere il problema dell’umore dal danno cognitivo, al fine di impostare sia un adeguato trattamento farmacologico del paziente che un supporto psicologico allargato al nucleo familiare; un altro aspetto da non sottovalutare è il rischio di caduta - sottolinea Suardi - per prevenire, nei limiti del possibile, episodi di ri-frattura dopo la dimissione dal centro riabilitativo".
Per quanto riguarda la dimissione alla conclusione del percorso riabilitativo, il rientro a casa rimane l’obiettivo primario, ma è del tutto evidente che nei casi tutt’altro che rari, in cui le necessità assistenziali e sanitarie sono rilevanti, l’inserimento temporaneo o definitivo in RSA è da ritenersi la migliore soluzione.
Importante resta comunque la prevenzione delle fratture dell’anziano, da attuarsi sui due fattori determinanti quali il rischio di caduta e la fragilità ossea.
Per questo, come ribadisce Suardi: "è consigliabile la ginnastica di mantenimento in gruppo dai 65 anni in su, basata su un esercizio fisico moderato che consente di mantenere la tonicità muscolare, migliorare l’equilibrio e la motricità; essa costituisce inoltre un’ occasione di socializzazione e di miglioramento dell’umore e delle capacità attentive e cognitive che l’avanzare dell’età può gradualmente compromettere".
2016-12-07