“Negligenza spaziale Unilaterale ed Emianopsia”, tra ricerca e pratica clinica

Si è concluso il convegno “Negligenza spaziale Unilaterale ed Emianopsia, diagnosi differenziale e percorsi di cura innovativi”, promosso dal Centro Cardinal Ferrari Santo Stefano Riabilitazione e tenutosi il 7 giugno scorso alla Rocca di Fontanellato (Parma).  Un convegno che ha fatto il tutto esaurito, riscuotendo grande interesse. «Il convegno è stato altamente motivante, tanti i partecipanti iscritti e la presenza di relatori qualificati, tra cui ricercatori e professori universitari, ha consentito di analizzare i due deficit in modo approfondito anche alla luce dei risultati più recenti della ricerca scientifica», spiega il dott. Antonio De Tanti, direttore del Centro Cardinal Ferrari, ospedale specializzato nella riabilitazione delle gravi cerebrolesioni acquisite negli adulti e nei bambini.

Due deficit diffusi, negligenza spaziale unilaterale ed emianopsia, cosa sono esattamente?

«Sono due deficit neurologici molto frequenti nei pazienti portatori di una lesione cerebrale. La negligenza spaziale unilaterale (NSU) è l’incapacità di esplorare ed operare nello spazio controlaterale all’emisfero leso. Si tratta di un disturbo che porta il paziente a perdere o ridurre la consapevolezza di quanto accade nello spazio controlaterale alla sede del danno cerebrale, dimenticarsi del mondo, e spesso della metà del proprio corpo che può essere anche paretica, e questo ha un’influenza negativa sul recupero funzionale. L’emianopsia è un disturbo simile, frequente ed invalidante, e consiste nella perdita assoluta di metà del campo visivo, anche in questo caso controlaterale alla lesione cerebrale.  Due deficit sui quali l’attenzione è alta dal punto di vista riabilitativo per il loro impatto negativo sulle possibilità di recupero dell’autonomia funzionale, anche se, fino ad anni recenti, con aspettative molto diverse rispetto alla possibilità di riuscire a riabilitarle: l’emianopsia veniva ritenuta, fino a tempi molto recenti, come un deficit scarsamente modificabile e quindi non di pertinenza riabilitativa. Alla NSU invece è stata data molta più attenzione con sviluppo di diverse proposte terapeutiche, anche se non pienamente sostenute da dati di dimostrata efficacia».

Durante il Convegno è stato in particolare approfondito il tema della diagnosi differenziale e l’eventuale co-presenza di entrambi i disturbi, è possibile distinguere i due disturbi?

« Negligenza spaziale unilaterale ed emianopsia possono essere presenti entrambi nei pazienti che hanno avuto una malattia cerebrale. Non sono entrate ancora nella routine quotidiana delle tecniche diagnostiche che permettano di distinguere i due disturbi, ma il dibattito del convegno ha consentito un approfondimento degli strumenti di diagnosi clinica neuropsicologica dei due disordini».

I deficit sono stati riesaminati anche alla luce delle più aggiornate conoscenze della neurofisiologia…

«La giornata è stata interessante in questo senso. Da un lato, le testimonianze di professori universitari che hanno presentato dati interessanti sulle ricerche più recenti riguardanti la plasticità cerebrale, fondamentale per il recupero funzionale dei pazienti cerebrolesi.  Dall’altro lato, questi dati hanno dovuto confrontarsi con i bisogni clinici della vita quotidiana dei nostri pazienti».

A che punto è la ricerca sulla plasticità cerebrale?

«La ricerca in questo campo sta portando grandi risultati. L’elemento di maggior stimolo emerso  dal convegno è stato proprio il poter condividere i bisogni e le informazioni che derivano dalla conoscenza dei nostri pazienti con i dati della ricerca di base. In concreto, abbiamo sviluppato dei protocolli di ricerca comune con l’Azienda Ospedaliera Universitaria di Parma, con un duplice vantaggio: per la ricerca, in termini di maggior conoscenza dei meccanismi che sottendono alle lesioni cerebrali attraverso lo studio approfondito del nostri pazienti con tecniche avanzate di risonanza funzionale realizzate a Parma, abbinate alle valutazioni neuropsicologiche svolte nel nostro Centro; per i nostri percorsi riabilitativi, in termini di strumenti efficaci in grado di valutare il perché del miglioramento dei pazienti. In sintesi, la ricerca ci deve aiutare a capire quali sono i meccanismi di plasticità cerebrale che con le nostre tecniche riabilitative riusciamo a mettere in atto e qual è il timing di recupero dei nostri pazienti. Quando dobbiamo contare sul recupero spontaneo e quando siamo noi, invece, che con i nostri interventi specifici riusciamo a favorire un recupero che va aldilà di un recupero spontaneo».

In conclusione, il risultato finale che portiamo a casa da questa giornata?

«Grazie al contributo di tutti i relatori e dagli input della discussione, abbiamo maggiori conoscenze sulle due patologie, sui disordini che le comportano, sui progetti terapeutici e, quindi, siamo in grado di pensare a programmi riabilitativi su misura, più personalizzati, e di valutare meglio sulla base di scale precise i risultati ottenuti».

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Il programma del Convegno ha previsto anche lo spettacolo teatrale "Punti di vista", esito finale del percorso annuale del laboratorio di arte-terapia del Centro Cardinal Ferrari, che da dieci anni ormai mette in scena spettacoli realizzati con i pazienti, diretti dal Maestro Matteo Corati, responsabile del progetto Arte Terapia del Centro, in collaborazione con Carlo Ferrari dell’Associazione Progetti& Teatro di Parma.

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2018-06-10