Responsabili alla guida, tornare al volante in sicurezza

Alcune condizioni di salute possono incidere sulla idoneità psicofisica alla guida: anche se per molte patologie non vi è l'obbligo di segnalazione, tuttavia - in presenza di alcuni disturbi come emianopsia, problemi cardiaci o disturbi cognitivi – è responsabilità legale del cittadino rivolgersi volontariamente alle commissioni mediche locali per patenti e sottoporsi ad una valutazione. Ma quanti, pur affetti o reduci da patologie importanti, continuano a guidare senza sottoporsi agli opportuni controlli?

A porre l'attenzione su queste tematiche legate alla sicurezza della circolazione stradale, il convegno “Responsabili alla guida”, tenutosi il 17 novembre 2018 a Pieve di Soligo (TV), che ha visto il coinvolgimento di diversi esperti: medici, psicologi, tecnici di assicurazioni, funzionari delle motorizzazioni.  L’incontro, con lo scopo di favorire buone pratiche per la responsabilizzazione civica dei cittadini, è stato organizzato dall’Associazione La Nostra Famiglia con il patrocinio di UNASCA (Unione Nazionale Autoscuole Studi Consulenza Automobilistica) e di FCA Autonomy.Tra i relatori anche  il primario del Centro Cardinal Ferrari Santo Stefano Riabilitazione Antonio De Tanti e la neurologa Donatella Saviola, responsabile del Servizio Terapia Occupazionale del Centro

I medici del Gruppo Santo Stefano hanno portato un contributo importante in termini di esperienza in questo settore, essendo il Centro Cardinal Ferrari promotore da ormai dieci anni del  progetto del Ritorno alla Guida in sicurezza dopo grave cerebrolesione acquisita,  fra i pochissimi in Italia, che riaccompagna alla guida i pazienti, tramite una revisione attiva della patente. Un progetto multidisciplinare e strutturato, realizzato in collaborazione con il Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti, Ufficio Motorizzazione Civile di Parma, la CONFARCA (Confederazione Autoscuole Riunite e Consulenti Automobilistici), la Cooperativa Sociale All Mobility di Reggio Emilia, l'Autoscuola Moderna di Parma e l'Autoscuola Gatti di Reggio Emilia per il Campo prova.

L'aspetto innovativo del Ritorno alla Guida consiste, soprattutto, nell'offerta di un servizio "chiavi in mano", che coinvolge un team multidisciplinare composto da medici, fisioterapisti, psicologi, psicomotricisti, tecnici ortopedici specializzati nell'adattamento degli autoveicoli e istruttori di scuola guida specificamente formati alla grave cerebrolesione acquisita. Un percorso in cui è strategica la figura del care giver nell'accompagnamento del paziente verso la revisione della patente. Il familiare di riferimento è infatti parte integrante del team. Inizialmente fa da osservatore, dopo aver ottenuto le indicazioni dall'istruttore di scuola guida diventa supervisore e garante della sicurezza del paziente che torna alla sua vita quotidiana (ad esempio, facendosi promotore del rispetto delle eventuali limitazioni: guida solo di giorno, su percorsi noti, e così via).

Il progetto prevede il coinvolgimento diretto degli istruttori di scuola guida nel team, lavorando su pista protetta e poi su strada con adattamenti personalizzati a seconda dei casi (cambio automatico, pomello al volante, centralina alla guida, parcheggiatore automatico e così via) e con prove di difficoltà crescente. Le tecnologie utilizzate comprendono strumenti informatici dedicati alla valutazione, il simulatore di guida, l’auto multiadattata. Inoltre, vengono eseguiti anche esercizi di realtà virtuale per potenziare la coordinazione occhio mano. 

Il programma permette di valutare le capacità residue del paziente, attuare percorsi riabilitativi mirati, l'obiettivo è accompagnare i candidati fino al conseguimento dell'abilità psicofisica e all'esame pratico, oltre a controllare la gestione del rischio e le abilità di problem solving tramite il Gruppo Guida.

Grazie al programma di Ritorno alla Guida del Centro Cardinal Ferrari, oltre 150 pazienti del CCF sono riusciti a riacquisire la patente e tornare al volante con benefici enormi per il loro rientro a domicilio. Rimettersi al volante significa, infatti, riacquistare autonomia lavorativa e sociale e rappresenta un'esigenza molto sentita per coloro che sono portatori di esiti di una grave lesione cerebrale (traumatica o non) e hanno trascorso un periodo della propria vita in coma, in particolare per quanto riguarda le persone giovani e in età lavorativa.

Nelle immagini, la tavola rotonda con gli esperti tra i quali il dott. Antonio De Tanti, presente al tavolo anche Francesco Foresta della direzione generale del Ministero dei Trasporti;  l'intervento della dottoressa Donatella Saviola

 

 


2018-11-20