Si è conclusa la tredicesima edizione di «Storie di donne», il concorso letterario  organizzato dall'assessorato alla Cultura del Comune e dalla Biblioteca civica «Bruno Emmert» di Arco d Trento in collaborazione con la funzione di Riabilitazione Alcologica dell'Ospedale San Pancrazio. La partecipazione del San Pancrazio al concorso letterario “Storie di donne” è frutto della decennale esperienza e della professionalità della struttura nella riabilitazione alcologica. L’idea di collaborare nasce nel 2013 da un’attività terapeutica di scrittura avviata presso la struttura. Storie di donne che si raccontano, che svelano i loro sogni e le loro ambizioni, le piccole e grandi “evasioni”, ma anche storie di donne che ce la fanno, che superano le difficoltà ed escono da vari e diversi tunnel. Compreso quello estremamente buio e lungo dell’alcolismo.

Un’iniziativa che unisce terapia e legame con il territorio

La collaborazione al Premio “Storie di donne” rientra nel legame del nostro Ospedale con il territorio - spiega il dott. Stefano Parisi, psicologo del reparto di Riabilitazione Alcologica dell’Ospedale San Pancrazio - , per far conoscere l’attività del servizio che offriamo, allontanando i pregiudizi che spesso circondano i luoghi riabilitativi delle dipendenze. Al contrario, è importante far percepire che dietro le mura ospedaliere esistono persone con storie di vita comune”. Al San Pancrazio il numero di ricoveri femminili è aumentato negli anni, rappresenta circa il 40% dei pazienti. “Ancora oggi esiste un retaggio culturale, la donna alcolizzata subisce un giudizio negativo superiore a quello dell’uomo, è una persona considerata fragile, volubile sessualmente, senza dignità – continua Parisi -. Ricordiamoci che la dipendenza da alcol è una situazione complessa, non è mai isolata ma correlata ad altre dipendenze e disagi psicologici o psichiatrici”. Tutto ciò emerge dai racconti che ogni anno partecipano alla sezione "La dipendenza dall'alcol e la riabilitazione alcologica", narrazioni che evidenziano i diversi tabù oggi esistenti in questo ambito. “Per questa ragione dal punto di vista terapeutico lo stimolo a narrarsi è importante, per superare i giudizi, far emergere le emozioni, presentarsi agli altri, collocare temporalmente i fatti per ricostruire e mettere ordine nella propria personale esperienza – conclude Parisi -. Allo stesso tempo, raccontare agli altri significa avvicinare le persone a tematiche forti dal punto di vista umano ma che vanno inquadrate in tutta la loro complessità”. 

Novità 2018, la sezione “Medicina di genere”

Novità 2018 del Premio “Storie di donne” è la sezione "Medicina di Genere", ideata sempre  in collaborazione con l’Ospedale San Pancrazio. “Una novità che amplia la nostra partecipazione – spiega il prof. Alessandro Giustini direttore medico scientifico dell’Ospedale San Pancrazio di Arco di Trento-. La Medicina di genere punta alla personalizzazione delle cure rivoluzionando la prospettiva finora dominante: prendere in considerazione le peculiarità biologiche, funzionali, fisiche, psicologiche e sociologiche delle donne per ottimizzare la presa in cura necessaria”.  Dalla ricerca medica ai test farmacologici, dai percorsi riabilitativi agli studi psicologici ci si basa da sempre sul modello maschile e questo comporta inevitabilmente una minore attenzione alla salute del genere femminile. “Le problematiche delle dipendenze, non solo ma in particolare da alcool, si manifestano in molteplici modi in relazione ai ruoli delle donne come componenti delle famiglie e care giver, ma anche come soggetti direttamente sofferenti – continua Giustini –, in questo senso, il Gruppo Kos sta sviluppando iniziative a livello nazionale, in collaborazione con Onda (Osservatorio Nazionale sulla salute della donna) ed in altri contesti. Il Premio di Arco e la collaborazione che abbiamo da anni sviluppato tramite l'Ospedale San Pancrazio con il Comune e la Biblioteca rappresentano un’opportunità per focalizzare l’attenzione sulle donne, la “Medicina di Genere” parte dall’ascolto, passa dall’analisi delle problematiche femminili per arrivare a costruire piani terapeutici sempre più mirati e personalizzati”.

La premiazione ed i vincitori

Gli elaborati pervenuti, racconti brevi inediti in lingua italiana e autrici di tutte le nazionalità (ma scritti in lingua italiana), quest'anno sono stati 124. Ad esaminarli una commissione giudicatrice composta da quattro membri di consolidata preparazione in àmbito letterario, giornalistico e medico per la sezione speciale "La dipendenza dall'alcol e la riabilitazione alcologica". La premiazione dei vincitori si è tenuta in Biblioteca a Palazzo dei Panni. Sono state premiate le prime tre opere classificate nelle due sezioni, generale a tema libero e speciale sulla dipendenza dall’alcool e le vincitrici dei premi a tema, novità di quest’anno, uno per la sezione generale (tema «Immigrazione con gli occhi di donna») e l’altro per la speciale («La medicina di genere: migliori garanzie ai diritti della donna»).

Per la sezione speciale "La dipendenza dall'alcol e la riabilitazione alcologica" e per il Premio speciale “La medicina di genere: migliori garanzie ai diritti della donna”, le motivazioni della giuria (composta da Cristina Bronzini, presidente, Laura Liberto e Stefano Parisi, rispettivamente responsabile e psicologo del reparto di riabilitazione Alcologica dell’Ospedale San Pancrazio) sono le seguenti:

Primo classificato “Carnevale” di Arianna Lattisi
Nel susseguirsi delle parole si costruisce lo scenario confuso a tratti delirante di una donna alterata. C’è di mezzo l’alcol, ci sono di mezzo le figure umane, trasfigurate in maschere, per nulla divertenti. La donna sente il suo corpo attivarsi di angoscia, tenta di convincersi che vale la pena calmarsi. L’alcol può calmarla? Sicuramente la realtà che vive no. Storia ben costruita, capace di condurci in un vissuto, così saturo di dramma”.

Secondo classificato “La mia mamma” di Laura Fravezzi
“Il riscatto di una donna, che come tutte, era una bambina. Solo che a questa bambina è toccato di sopravvivere ad una non famiglia. Storia in scrittura semplice, racconta con forza un dramma ma che porta con se la rinascita e la ricostruzione come scenario possibile e concreto”.

Terzo classificato “Nascondersi dietro la birra” di Gina Viviani Casanova
“Racconto concitato di un frangente di vita dettato da passione e mistero. Ingrediente controverso, l’alcol, contenuto nelle birre che segnano lo svolgersi dei fatti. Lo sguardo di una donna innamorata con riserva, ci conduce, fra mille puntini di sospensione, nell’esercizio spasmodico di comprendere l’animo e le ragioni dell’altro, che fino ad un certo punto mantiene il fascino del mistero ma poi…”

Premio speciale sulla Medicina di genere è stato assegnato a “Il giorno in cui scelsi” di Laura Marocchi
“Suggestione e coinvolgimento garantiti capace di animare sussulti paternalistici. Questa è la cronaca dettagliata e puntuale dei passaggi, apparentemente consci, verso la malattia. Tanto puntuale da far nascere la preoccupazione che qualcuno possa prendere spunto per emulare. Il finale, per questa ragazza, lascia ben sperare. Viene da sperare che qualcuno la conduca, che qualcuno la veda. La tenacia di questa futura donna la condurrà lontano”.

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2018-05-01