Parkinson, una malattia che colpisce sempre più giovani

La malattia di Parkinson è la seconda patologia neurodegenerativa più comune in Italia dopo quella di Alzheimer. Negli ultimi anni il numero di casi che hanno riscontrato questa malattia è in netto aumento. Non esistono dati ufficiali sul numero di malati di Parkinson nel nostro paese. Uno studio condotto circa 10 anni fa, faceva presumere che ci fossero 300.000 casi, i dati più recenti basati sul consumo di farmaci specifici, parlano invece di 600.000 casi. Questi dati ci devono far riflettere, per cercare di capire cosa si possa realmente fare per diminuire questo trend di aumento della malattia che parallelamente al numero vede un netto incremento di casi di esordio della malattia sotto i 40 e 30 anni. Prima, gli episodi di insorgenza al di sotto dei 50 anni erano una netta minoranza, oggi pur restando sempre in maggioranza i pazienti anziani, l’età media di esordio della malattia ha subito un triste calo.

Un’ipotesi di questo “ringiovanimento” dell’età media del malato sembrava essere legata all’alimentazione. Infatti, recentemente si pensava ci fosse una stretta correlazione tra gli alimenti che mangiamo e la malattia perchè dato il forte incremento del consumo di verdure si pensava che tutte le sostanze utilizzate in agricoltura per aumentare e migliorare la produzione, potessero essere una concausa della maggior frequenza della malattia di Parkinson in questi anni. In realtà molte persone che mangiavano verdure dal proprio orto personale, coltivate quindi senza l’utilizzo di fertilizzanti, hanno riscontrato ugualmente la malattia, così con tutta probabilità sembra che l’inquinamento atmosferico, in forte incremento nelle nostre regioni, possa essere la causa di questa  maggiore diffusione della Parkinson.

I SINTOMI PREMONITORI

Non esiste una vera e propria diagnosi precoce della malattia di Parkinson, bensì esistono dei sintomi che fanno presumere l’insorgenza della malattia come la diminuzione dell’olfatto, uno dei segnali più frequenti, la comparsa di una tendenza alla costipazione (stipsi) e la comparsa di disturbi del sonno. Questi ultimi fanno riferimento al disturbo del comportamento del sonno in fase REM («REM sleep behavior disorder», RBD). Può ad esempio capitare di parlare nel sonno o di agitarsi, attribuendo erroneamente questi movimenti involontari a degli  incubi. Si tratta invece della diminuzione della soglia del sonno in fase REM, la parte appunto in cui avvengono i sogni.

Esiste un esame specifico, denominato “Spect”, che può confermare la diagnosi. Si tratta di un esame utilizzato nei casi “dubbi” sulla diagnosi della malattia di Parkinson. Questo esame è in grado di dimostrare se c’è una minore produzione di Dopamina o se c’è una differenza di produzione di Dopamina tra un emisfero e l’altro del cervello. La Dopamina è infatti il neurotrasmettitore la cui produzione da parte del cervello cala consistentemente in presenza della malattia di Parkinson.

 COME INTERVENIRE ALLA DIMOSTRAZIONE DEI PRIMI SINTOMI DELLA MALATTIA DI PARKINSON?

Importante è l’introduzione della levodopa e dei dopaminoagonisti, farmaci che mimano la funzione della dopamina ma altrettanto importante è adottare sin da subito uno stile di vita che comprenda un’attività aerobica intensa e di breve durata più volte alla settimana, come afferma il dottor Giampietro Nordera, neurologo e ricercatore della casa di cura Villa Margherita – Santo Stefano Riabilitazione di Vicenza. L’associazione di un’attività fisica di tipo aerobico, intensa e frequente, sembra essere in grado di  bloccare l’evoluzione della malattia o addirittura creare una lieve involuzione come ha dimostrato lo Studio americano SPARX (Study in Parkinson Disease of Exercise) svolto dal 2013 al 2017. Questo studio è stato tuttora ripreso perchè sono aumentati i parametri relativi alla frequenza dell’intensità dell’attività aerobica. Mentre prima si parlava di attività aerobica intensa due volte la settimana per 30 minuti, oggi si parla invece di 4 o addirittura di 5 periodi di attività aerobica intensa alla settimana svolta all’85% del proprio potenziale calcolato in base all’età del soggetto e alla frequenza cardiaca.

 

 


2019-05-25