Parkinson, in corso uno studio sul microbioma intestinale

Da poco più di un anno è in corso uno studio clinico presso la Casa di Cura Villa Margherita Santo Stefano Riabilitazione di Arcugnano (Vicenza), che ha lo scopo di capire se i benefici ottenuti con l’utilizzo della papaya fermentata nei pazienti con malattia di Parkinson siano collegabili a una rimodulazione del microbioma intestinale, dovuta ai batteri della fermentazione della papaya stessa. L’uso in medicina di questo frutto esotico fermentato risale, ai tempi della Seconda Guerra Mondiale quando i soldati giapponesi la utilizzavano con degli impacchi per curare le ferite ottenendo buoni risultati. Il premio Nobel Luc Montagnier, avendo testato il forte potere antiossidante di questa, nella cura dei malati di HIV, la consegnò all’allora Pontefice Giovanni Paolo II, ammalato di Parkinson per aiutarlo a stare meglio. Da queste basi nasce la ricerca in corso a Villa Margherita su più di 80 pazienti che oltre alla valutazione di varie scale di misurazione del Parkinson e particolari esami del sangue per valutare il livello di stress ossidativo, valuterà anche il microbioma prima, durante e dopo l’assunzione della papaya fermentata per la durata di un anno.

Un’ipotesi che circola sempre di più negli ambienti medici è quella che il Parkinson sia una malattia che parte dall’intestino per arrivare fino al cervello, facendo riferimento al noto “GUT-BRAIN AXIS, asse intestino-cervello”.
Si parla quindi di alterazione della flora batterica intestinale, perchè è stato scoperto che, in una buona percentuale di pazienti affetti da malattia di Parkinson, è presente una netta diminuzione di un batterio in particolare, chiamato “Parvicella” generalmente ridotto del 70% rispetto la popolazione di pari età. Di questa ipotesi se ne è occupato lo studio internazionale “Gut microbiota are related to Parkinson’s disease and clinical phenotype” finanziato dalla Fondazione Michael J. Fox per la ricerca sul Parkinson e dalla Finnish Foundation Parkinson.
Di conseguenza si pensa che, fare un’analisi del microbioma per controllare lo stato della propria flora batterica, possa essere un buon “marker” predittivo per la malattia di Parkinson.

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2019-05-25