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Il tumore al seno colpisce 1 donna su 8 nell'arco della vita.  È il tumore più frequente nel sesso femminile e rappresenta la prima causa di mortalità per tumore nelle donne. Le probabilità di vincere questo tipo di tumore sono altissime con una diagnosi precoce. È importante quindi l’esecuzione periodica dell’autopalpazione fin dall’età giovanile e, a partire dai 40 anni, è fondamentale non trascurare i programmi di screening. Le Linee guida del Ministero della salute suggeriscono di eseguire una mammografia ogni 2 anni, dai 50 ai 69 anni, ma la cadenza può variare nei casi di familiarità ( in genere si parte prima verso i 40-45 anni). La presenza di noduli è il segno iniziale più frequente. Il nodulo è una formazione che si presenta dura rispetto alla normale consistenza della mammella e quasi sempre non dolente. Altri sintomi sono: cute alterata con caratteristiche che ricordano la buccia d’arancia, retrazione del capezzolo, indurimento della mammella, perdite da un capezzolo. Il cancro del seno viene diagnosticato con la mammografia e l'ecografia mammaria (soprattutto per le donne giovani). L'eventuale identificazione di noduli o formazioni sospette porta in genere il medico a consigliare una biopsia, che consente un esame citologico (esame delle cellule) o microistologico (esame dei tessuti) per verificare la presenza e lo stadio del tumore.

Intervento chirurgico
Con la quadrantectomia (o ampia resezione mammaria) si procede all’asportazione del tessuto mammario che circoscrive la neoplasia. Durante l'intervento il chirurgo può anche procedere allo svuotamento del cavo ascellare, nel caso il linfonodo sentinella (cioè il linfonodo che drena la linfa dall'area dove si trova il tumore) rilevi cellule tumorali. Quando è necessario asportare più di un quadrante di seno, si parla di mastectomia parziale o segmentale, mentre forme più avanzate vengono trattate con l'asportazione totale del seno, la mastectomia. Sia con la chirurgia conservativa e sia nel caso di mastectomia si procede alla ricostruzione del seno. Dopo l'intervento chirurgico, vengono definite le terapie mediche per ridurre al minimo il rischio di metastasi e di recidive. Alla maggior parte delle pazienti viene proposta una terapia con farmaci anticancro. Possono essere proposti, a seconda dei casi, cicli di radioterapia e di chemioterapia.

Riabilitazione post operatoria
In fase post operatoria, occorre eseguire esercizi di mobilizzazione del braccio, prevenendo così anche il rischio di linfedema, un ristagno di liquidi nei tessuti del braccio. L'obiettivo è recuperare la funzionalità dei muscoli compromessi attraverso movimenti lenti e controllati per arrivare a recuperare la normale ampiezza del movimento. Si va quindi dalla prima mobilizzazione agli esercizi respiratori, dagli esercizi di tonificazione alla coordinazione motoria. Fondamentale è l’esecuzione corretta degli esercizi di recupero, che vanno seguiti (o insegnati) da un fisioterapista o un trainer qualificato già in fase ospedaliera.


2019-10-17