La robotica a supporto della riabilitazione post ictus

Il percorso di riabilitazione che i pazienti colpiti da ictus intraprendono, dopo il periodo trascorso nei reparti per acuti (Stroke Unit, Rianimazioni, Neurologie), è complesso e articolato e avrà percorsi diversificati a seconda della gravità delle condizioni cliniche e neurologiche del paziente. Quello che tuttavia contraddistingue ogni percorso riabilitativo è la necessità di terapie che siano il più possibile condotte con sistematicità, adeguata intensità e ripetitività, e i cui esiti siano misurabili, in modo da avere un feedback chiaro e dettagliato dell’andamento del percorso terapeutico.

In tal senso, la robotica e le più evolute strumentazioni applicate alla riabilitazione consentono grandi opportunità, con la possibilità di applicare anche in ambito riabilitativo strategie terapeutiche innovative supportate dalle applicazioni robotiche nonché dalla Realtà Virtuale e fornendo un supporto prezioso all’imprescindibile lavoro del terapista e di tutto lo staff multidisciplinare che prende in carico il paziente.

Nelle nostre varie sedi Santo Stefano Riabilitazione ci siamo dotati di importanti strumentazioni che sono diventate parte integrante nei percorsi riabilitativi e abbiamo introdotto l’utilizzo dei robot nella pratica clinica per raggiungere l’eccellenza nel recupero della disabilità.

La ricerca clinica dimostra che i soggetti colpiti da ictus e che hanno riportato lesione del sistema nervoso centrale hanno un grande potenziale di recupero se seguono una riabilitazione con le metodiche, di cui sopra, supportate dalla robotica: sistematicità e frequenza, nonché ripetibilità del movimento con una intensità tarata sulle capacità residue del soggetto.

Tra i benefici che quotidianamente riscontriamo dall’utilizzo della tecnologia, c’è anche l’effetto motivante che deriva dall’effettuare l’esercizio in una modalità che spesso richiama anche il gioco e suscita un cosiddetto “effetto game”. Infine, molto importante è il fatto che le strumentazioni robotiche garantiscono l’assoluta aderenza all’esercizio, anche in soggetti fortemente compromessi da un punto di vista motorio.

Ictus, aprile mese della prevenzione
L’ictus viene definito come un disturbo neurologico, ad insorgenza acuta, che si manifesta clinicamente con sintomi e segni derivanti da lesione focale cerebrale. L’ictus sostanzialmente può essere di due tipi: ischemico o emorragico. L’ictus ischemico, è solitamente più frequente, ed è causato da un ostacolo al flusso sanguigno diretto al cervello. L’ostacolo può essere dovuto ad un restringimento progressivo o ad una chiusura improvvisa di un’arteria.  L’ictus emorragico è causato dalla rottura di un’arteria cerebrale; ciò può verificarsi  per aumento della pressione arteriosa, come nel caso di un’emorragia cerebrale primitiva, oppure per la presenza di una malformazione congenita della parete dell’arteria (aneurisma). In quest’ultimo caso si parla di emorragia subaracnoidea.

Il percorso riabilitativo.  I pazienti colpiti da ictus che sopravvivono all'evento, dopo un periodo trascorso nei reparti per acuti (Stroke Unit, Rianimazioni, Neurologie), iniziano un percorso di riabilitazione che a seconda della gravità delle condizioni cliniche e neurologiche all’ingresso, avrà percorsi diversificati.  La valutazione riabilitativa del soggetto affetto da ictus rappresenta un momento importante della presa in carico del paziente; è fondamentale per la pianificazione del trattamento riabilitativo sia durante lo svolgimento dello stesso, sia alla fine del programma, una volta che il paziente deve affrontare, là dove sia possibile il reinserimento nella vita familiare e sociale. Nei soggetti colpiti da ictus grave, è solitamente, necessaria una prima fase di stabilizzazione clinica, volta al mantenimento dell’equilibrio metabolico ed emodinamico, nonché al trattamento delle infezioni ed alla prevenzione dei decubiti; è fondamentale, inoltre,  lo svezzamento dai presidi invasivi, la fisioterapia respiratoria mirata a ridurre le secrezioni bronchiali e salivari nei pazienti a lungo allettati e portatori di cannula tracheostomica, associata all’adattamento alla stazione seduta in carrozzina, anche quando ancora non si è verificato un recupero di coscienza.

 


2019-04-01