Come agevolare l'inclusione scolastica?

Se da un lato la scuola ricopre un ruolo fondamentale per il reinserimento del bambino nel suo contesto di vita, dall’altro lato non è sempre così semplice creare le condizioni adatte per un progetto accessibile. Il tema dell’inclusione scolastica è un argomento di primaria importanza per il completamento del percorso riabilitativo dei pazienti che deve prevedere come step finale il loro migliore reinserimento sociale e famigliare. Ne parliamo con la dottoressa Donatella Saviola responsabile del Day Hospital del Centro Cardinal Ferrari di Fontanellato (Parma), l’ospedale del Gruppo Santo Stefano specializzato nella riabilitazione delle gravi cerebrolesioni in età adulta ed in età evolutiva.

Quali sono le attività promosse dal Centro per agevolare l'inclusione scolastica dei pazienti?

“Il Centro da tre anni ormai porta avanti un progetto di inclusione sociale in collaborazione con una scuola primaria del territorio ed è promotore di attività e progetti di inclusione. Per fare qualche esempio: l’organizzazione di staffette in carrozzina nel cortile del Centro studiate per superare i pregiudizi legati alla contrapposizione abile/disabile. Abbiamo coinvolto bambini normodotati che hanno provato a muoversi in carrozzina insieme al loro compagno di classe, per far comprendere loro le difficoltà e vedere con occhi diversi la disabilità. Importanti anche i momenti di condivisione delle esperienze riabilitative dei nostri pazienti, da ultimo con l’introduzione anche del setting di ippoterapia in collaborazione con il Centro ippico di Fontanellato. Ma pur essendo attività utili, non basta”.

Cosa serve per agevolare l’inclusione sociale e scolastica del bambino?

“Serve un sistema generalizzato, che riesca a trasferire le strategie applicate in struttura anche a casa e a scuola. Il paziente deve uscire da un ambiente protetto per reintegrarsi in ambienti che sono stati resi accessibili sia in termini architettonici sia in termini di accoglienza. Nello specifico, per rendere possibile l’inclusione scolastica, le attenzioni sono tante e diverse”.

Quando parliamo di accoglienza, cosa si intende nel concreto?

“Ci riferiamo al superamento della paura del diverso da noi. Il sistema che deve essere costruito si basa innanzitutto sulla sensibilizzazione dei compagni di classe che devono essere consapevoli del loro ruolo naturale di piccoli caregiver dei propri compagni di scuola diversamente abili. È necessario poi da parte nostra il contatto con la scuola per spiegare le condizioni motorie e cognitive del nostro paziente e contribuire cosi ad un piano didattico individualizzato”.

Che tipo di supporto il team riabilitativo può fornire alla scuola?

“Parlare con gli insegnanti può servire ad adattare i programmi ed evitare situazioni di frustrazione. Poi, l’accessibilità degli  ambienti. Offriamo consulenza alla scuola sulla gestione degli spazi e sugli ausili necessari. A volte possono essere necessari anche supporti visivi o una tastiera adattata. La personalizzazione deve essere riproducibile in tutti gli ambienti di vita. Solo in questo modo uscire dall’ambiente protetto ospedaliero non sarà penalizzante e renderà piena l’inclusione del bambino”.


2019-03-21